Questo racconto in italiano è dedicato a tutte le persone che adorano la lingua e la cultura italiana e l'Italia, e soprattutto alle persone a cui manca Torino, con l'augurio che possano venirci presto!
Quella mattina tanti torinesi si erano svegliati inconsciamente alla stessa ora, all'alba ed avevano ammirato il cielo che cambiava colore. Alcuni erano tornati a letto, altri erano scesi col cane ancora un po' addormentato ed altri avevano iniziato la loro giornata come nulla fosse, solo prima.
Uscendo c'era qualcosa di nuovo nell'aria che pochi erano riusciti ad identificare, e chi ci era riuscito, aveva cacciato via dalla testa quell'intuizione come un'assurdità. Eppure il naso non mente mai ... La concretezza che l'aria manifestava sembrava davvero un'iperbole. Come sempre, nei positivi di carattere queste prime note di salsedine miste a fiore e con richiami di gabbiano avevano suscitato euforia, mentre nei pessimisti d'animo solo preoccupazione mista a rabbia, per un improvviso cambiamento non annunciato.
Eppure per le persone che man mano fluivano verso il centro era innegabile che Torino fosse diversa e in un certo senso più bella: il marmo sotto i portici era più lucido, il cielo più azzurro, i piccioni erano stati sostituiti da gabbiani bianchi e l'aria era più dolce, e a tratti, salata. Nessuno si poneva domande, tutti prendevano la realtà come un dato di fatto, come l'aumento delle accise della benzina e delle aliquote irpef (tanto per cambiare: tasse ...). Al contrario, queste erano tutte novità percepibili dai sensi e positive.
Verso le nove del mattino, la città ancora un po' dormiente, si stava risvegliando. Il lockdown era quasi un ricordo lontano, anche se di fatto erano passate poche settimane. Il sole illuminava Via Po con i suoi negozi che iniziavano ad aprire. I primi che scendevano dal tram non facevano neanche attenzione al suono nuovo che sentivano. Si trattava di un suono liquido, ritmico, rilassante e un po' spumoso.
Il rumore famigliare dei motori delle auto lo copriva spesso, ma già da Via Po si iniziava a sentire il ritmo delle onde. Lo si sentiva dalle orecchie e dal cuore ma certo, poteva sentirlo dentro solo chi era privo di nuvole e preoccupazioni che offuscavano la propria vita.
Eh si, quel giorno Torino si svegliò e per la gioia di molti, aveva il mare!
Torino e il suo fascino transalpino con un sapore italiano, avevano conosciuto diversi gradi di apprezzamento, sia da chi ci abitava, che da chi ci veniva. Provinciale, regale, industriale, comunista, artista, trendy, raffinata e storica, ma comunque sempre in tono minore rispetto a chi sembrava avere di più. Che poi... questo di più come si traduceva nella realtà?
Dipendeva naturalmente dai periodi e dalle stagioni, indubbiamente per 335 giorni all'anno di fatto a Torino non mancava nulla! Aveva davvero di tutto e di più, soprattutto dopo le varie crisi economiche e sociali, dopo il covid19! In effetti, poiché ai piedi delle Alpi, attraversata dal fiume più lungo d'Italia e circondata dalle colline e da diversi laghi, cosa poteva davvero mancarle?
Qualcuno sottovoce, in tono vergognoso e quasi bisbigliando, aveva sempre risposto: il mare.
Ebbene si, a Torino mancava il mare così come a Milano, a Parigi, a Madrid, a Berlino, Tokyo, Bangkok e Pechino! A ben guardare il planisfero sono sicuramente di più le città nell'entroterra che sul mare o sull'oceano ... e a nessuna manca il mare come spesso manca a chi abita a Torino...
Come le grandi città attraversate da un grande fiume, Torino é sempre stata al crocevia dell'Europa, protagonista di traffici economici e commerciali. La aree che la circondano sono quasi sempre state vissute come ausiliarie e meno 'importanti'... fino a quando qualcuna non è emersa come leader per una cosa od un'altra.
Forse il grosso problema è arrivato col benessere economico che ha portato più persone a viaggiare fuori città, fuori regione, fuori Italia; ad osservare il diverso e a desiderare ciò di cui sentiva avere un nuovo bisogno.
Gli sghiribizzi, i capricci e i bisogni spesso non hanno un'origine ed una ragione vera, nascono come velleità e desideri lontani che cercano di avvicinarsi sempre di più fino a quando diventano irresistibili. Chissà, per alcuni torinesi il mare era stato così: un desiderio nato lontano la cui forza era cresciuta fino ad attirarlo alle rive del Po dove un tempo qualcuno aveva anche ricreato una spiaggia con sabbia fine e sedie a sdraio.
Tornando a quel giorno in cui Torino si era svegliata con un'alba color pesca e una nota lontana di salsedine, la città appariva abbastanza normale nel suo ritmo cadenzato dal solito tran tran.
Scendendo da uno dei tram arancioni alla feramata Sant'Ottavo, l'ultima di Via Po prima di Piazza Vittorio, alcuni studenti avevano inequivocabilmente sentito il suono delle onde emergere tra quello dei motori delle auto ferme al semaforo, e inconsciamente lo avevano seguito. Non era periodo di esami, solo di preparazione, e le lezioni non erano ancora incominciate. I primi ad arrivare in Lungo Po Diaz e Cadorna ebbbero la sorpresa più grande: una bella spiaggia di sabbia al posto dei Murazzi!
Era davvero un'atmosfera surreale e unica, con quel corso che separava la piazza più grande d'Europa dal mare, ma ragazzi!! Il mare finalmente!! Al verde del semaforo, gli studenti erano corsi spogliandosi, lanciando lo zaino, le scarpe e le magliette per avvicinarsi ancora increduli all'acqua del bagno asciuga. I piedi in acqua fino alle caviglie e lo sguardo in alto: la collina si era spostata. C'era sempre ma era lontana come un'isola tutta verde.
Non c'erano ancora barche ma verso mezzogiorno la voce s'era sparsa e iniziavano a formarsi gruppetti di persone con l'asciugamano arrotolato sotto il braccio e le ciabatte di plastica al posto delle scarpe che passavano sotto i portici di Piazza Vittorio diretti alla spiaggia.
Alcuni bambini giocavano con secchiello e paletta, altri cercavano le conchiglie e una squadra di studenti della facoltà di architettura arrivata dal Valentino si stava cimentando nella riproduzione in sabbia del castello del Valentino.
Alcuni negozi, cartolerie e tabaccherie si erano prontamente convertite e vendevano tutta l'attrezzatura da spiaggia, compresi i mini gonfiabili per le lattine e delle piccole borse frigo per la merenda. Neanche a dirlo, i bar di piazza Vittorio erano pieni di gente seduta sotto ai mega ombrelloni per ripararsi dal sole mentre si rinfrescavano con una tipica acqua e menta e leggevano La Stampa.
Qualche gabbiano qua e la si avventurava sulla nuova promenade zigzagando tra le palme. Eh si, Torino da quel giorno richiamava elementi di diverse città e nella sua multiculturalità manteneva come sempre intatta la sua identità magica.
Fare jogging sulla spiaggia all'alba arrivando fino al parco del Valentino, vedere la ragnatela di cavi elettrici dei tram e la guglia della Mole Antonelliana spuntare era un bel contrasto ma anche un arricchimento. "Il cambio e la varietà - intesa come diversità da ciò che già conosciamo - vengono sempre per il meglio" si dice in alcune lingue e ancora più vero questo è sempre stato a Torino che nei secoli ha sempre accolto il 'nuovo' trasformandolo in trendy e all'avanguardia.
Alla fin fine, il mare a Torino c'era sempre stato, solo che era nel cuore dei suoi residenti che ne avevano sempre soddisfatto la voglia con brevi week-end in Liguria e piatti a base di pesce comprato al mercato di Porta Palazzo - ancora oggi il più grande mercato all'aperto d'Europa.
Seppur col mare di fronte a Piazza Vittorio, l'unico porto di Torino era sempre il ristorante Porto di Savona che come tutti gli altri aveva creato dei menù alternativi che includevano i calamari fritti, montagne di cozze, vongole e pesci cotti in crosta di sale, al forno, alla brace, al cartoccio e in zuppe.
Naturalmente col tempo anche i famosi produttori di vino piemontesi seguirono l'innovazione e iniziarono a produrre vini nuovi per accompagnare i nuovi sapori locali. Molti erano vini bianchi frizzantini, aromatici, fruttati e croccanti, esattamente quello che ci voleva per completare l'aperitivo o una festa su una terrazza mentre si ammira la luna.
L'euforia di quel primo mattino al mare a Torino iniziò a riverberare stupore, ammirazione e passione. Finalmente le riviste e i programmi di viaggio si accorsero di Torino, del suo passato regale e del suo presente glamour. Le Olimpiadi 2006 erano ormai una vaga rassomiglianza rispetto a quest'ultima metamorfosi: Torino più che mai era finalmente diventata un bellissimo cigno. E come nella storia attaccava la sua passione a tutti quelli che la visitavano.
Il mare aveva cambiato per sempre l'atteggiamento sabaudo: distaccato, sminuente, modesto, defilato e tanto autocriticone. Anche nell'animo dei suoi residenti, finalmente Torino era la città perfetta!
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